Monografia a stampa
Igne, lo scultore senza frontiere
Sacile : Lions Club, 2013
Abstract/Sommario:
Giorgio Igne nasce a Milano nel 1934. Ha frequentato l'Istituto d'Arte di Venezia e l'Accademia di Brera a Milano. Ha soggiornato lungamente in Germania, in Francia e in Belgio. Molte sono le mostre personali a cui ha partecipato ed è stato presente in esposizioni collettive in Italia e all'estero. In particolare ha esposto alla Biennale Internazionale del Bronzetto e della Piccola Scultura di Padova, e alla Triennale della Medaglia di Udine. Sue opere anche monumentali, si trovano in ...; [leggi tutto]
Giorgio Igne nasce a Milano nel 1934. Ha frequentato l'Istituto d'Arte di Venezia e l'Accademia di Brera a Milano. Ha soggiornato lungamente in Germania, in Francia e in Belgio. Molte sono le mostre personali a cui ha partecipato ed è stato presente in esposizioni collettive in Italia e all'estero. In particolare ha esposto alla Biennale Internazionale del Bronzetto e della Piccola Scultura di Padova, e alla Triennale della Medaglia di Udine. Sue opere anche monumentali, si trovano in collezioni e spazi pubblici e privati. La sua firma figura su diverse medaglie. Vive e lavora a Cavolano di Sacile, in provincia di Pordenone.
La Scultura, fra le Arti classicamente intese, è quella che maggiormente ha subìto l’usura del Novecento, soprattutto a partire dal dopoguerra. Il modo di operare di artisti come Giorgio Igne, difforme nelle tematiche ma accomunato dalla fiducia nella significatività del manufatto e, di conseguenza, nel primato formale dell’opera, appare decisamente controcorrente.
In quanto scultore di opere monumentali, Giorgio Igne non si è mai sottratto al ruolo pubblico e alla responsabilità civile che tale scelta comporta. L’espressione dell’arte in pubblico, infatti, non è solo l’incensare personaggi o eventi, quanto il far ricordare e il far sapere. Sia che si tratti di dare forma ai simboli della Fede o di rendere testimonianza dell’atto di un eroe laico, Igne non indulge mai nella retorica. Il suo modo di far memoria si concretizza nel riportare prepotentemente al presente il fatto evocato, in modo che chi guarda sia costretto a riviverlo. Conscia di veicolare l’esposizione all’esistenza dell’Uomo (o di Dio fatto Uomo), l’opera di Igne rifiuta il patetismo perché è tragedia, che come tale si esprime, prima ancora che nel tormento della plastica, nella scabrosità significante dei materiali, tra cui prevale il cemento.
L’impronta espressionista si esplica nell’opera di Igne, ma oltre a questo, il suo paradigma ha radici che riportano all’arcaico. L’arte di Igne evoca modalità che vanno dalla cosiddetta “arte barbarica” fino al romanico.
Della lezione dell’antico Igne conserva il senso della complessità simbolica proprio della “grande narrazione”. Ne è riprova l’insistito tema della Ruote della Vita, che rimanda, nelle teorie concentriche di figure umane variamente. impegnate negli atti quotidiani, alla concezione ciclica del tempo.
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