Monografia a stampa
Lovecraft, H. P.
The tomb ; The call of Cthulhu
Roma : La Biblioteca di Repubblica-L'Espresso, 2016
Abstract/Sommario:
The Call of Cthulhu – Il richiamo di Cthulhu
Il racconto di H.P. lovecraft qui presentato, The Call of Cthulhu, scritto nel 1926 e pubblicato nel 1928 sulla rivista Weird Tales, è costruito attorno a molte suggestioni pseudoerudite che hanno stimolato non solo gli appassiona ...; [leggi tutto]
The Call of Cthulhu – Il richiamo di Cthulhu
Il racconto di H.P. lovecraft qui presentato, The Call of Cthulhu, scritto nel 1926 e pubblicato nel 1928 sulla rivista Weird Tales, è costruito attorno a molte suggestioni pseudoerudite che hanno stimolato non solo gli appassionati della letteratura fantastica e dell’occulto ma anche bibliofili e studiosi di miti e dottrine esoteriche.
L’atmosfera di terrore che corre lungo le pagine di questa short story si nutre di sanguinosi riti vudù che vengono praticati secondo cerimonie e con formule molto similari nelle più disparate regioni del globo. Sebbene trapelino notizie di questo culto demoniaco – basato su orge, sacrifici umani e altre perversioni – poco si sa delle sue origini e delle divinità mostruose che ne formano il terribile pantheon. Si sussurra con fremiti di orrore che si tratti di una fede antichissi- ma, addirittura precedente alla creazione del mondo, e che sia sufficiente la visione degli orribili idoli di pietra perché si geli il sangue nelle vene.
Il motore della storia si avvia quando il narratore entra in possesso dell’eredità del prozio George Gammell angell, Professore emerito di lingue semitiche alla Brown University di Providence e morto in circostanze non chiarite. tra le carte dello studioso, spicca un saggio intitolato “il culto di cthulhu” nonché un bizzarro bassorilievo recante un’oscura iscrizione. incuriosito, il narratore comincia a indagare, ma più si avvicina alla verità, più avverte di non avere via di scampo…. - The Tomb – La tomba
Il racconto qui proposto di H.P.Lovecraft – La tomba (1917) – è un racconto claustrofobico, ambientato in un luogo angusto e chiuso, in un buio minaccioso che lascia intravedere lucori infernali.
Niente di strano per un autore profondamente implicato nei temi del fantastico e dell’horror, appassionato ammiratore di Edgar Allan Poe e affascinato dal paranormale e dall’esoterico.
Ma in lui il repertorio del genere si colora sempre di un tragico ora sottile ora conclamato, come una continua, imprescrittibile allusione alla tragedia della condizione umana.
Storie di finzione, ambedue. Ma l’angoscia che se ne sprigiona è autentica, pressante, ineludibile.
Antesignano della fantascienza, si è detto di Lovecraft. E può essere anche vero, purché ci si limiti a quella fantascienza che altro non è se non una bruciante metafora dell’essere uomini, un travestimento fantastico dell’incubo di esistere, giorno per giorno, in una vita di cui sfugge irrimediabilmente il senso, lo scopo, la destinazione.
L’orrore che informa i suoi racconti è esattamente questo: una lacuna incolmabile di significato nel dispiegarsi di forze soverchianti e imperscrutabili, che travolgono senza possibilità di difesa l’esistenza del singolo uomo sperduto sulla terra.
La condizione umana, appunto, lo spaesamento che è all’origine di ogni religione o mitologia.
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